martedì 28 aprile 2009

Sale bingo e scommesse per riciclare. 29 arresti, in manette anche 3 carabinieri


Sale bingo e scommesse per riciclare. 29 arresti, in manette anche 3 carabinieri

(Corriere del Mezzogiorno) - Sale bingo, scommesse sportive e sull’ippica. La camorra dei casalesi ha esteso i suoi tentacoli in tredici città italiane trovando complicità in altre organizzazioni criminali e anche in imprenditori che di fronte a guadagni ingenti non hanno avuto esitazioni a stingere patti di alleanza con i pericolosi camorristi.

Sono stati 500 gli uomini delle Fiamme Gialle del Gico di Napoli e dello Scico che hanno eseguito ventinove arresti sulla base di provvedimenti emessi dalla Dda di Napoli. Nelle 13 città italiane gli uomini della Guardia di Finanza hanno anche posto sotto sequestro beni per circa 150 milioni di euro. I reati contestati sono associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, truffa ai danni dello Stato, al riciclaggio di denaro sporco, alla corruzione di pubblici ufficiali. È stata dunque «disarticolata» un’organizzazione criminale che controllava imprese nel settore dei giochi pubblici, come il bingo e la raccolta di scommesse sportive ed ippiche.
Nell’operazione Hermes sono circa 100 gli indagati, per lo più imprenditori impegnati nel settore del gioco e delle scommesse che si sono dati da fare per riciclare il denaro di alcuni clan camorristici fra i quali il clan dei Casalesi, dei Misso, dei Mazzarella e del clan mafioso dei Madonia. Sono state sequestrate 39 società commerciali e 23 ditte individuali. Il sequestro ha riguardato anche 100 immobili, 104 autoveicoli, 140 quote societarie per un valore di oltre 150 milioni di euro.

Diverse le sale bingo poste sotto sequestro: Cassino, Milano viale Zara, Cernusco sul Naviglio, Lucca, Padova, Brescia, Cologno Monzese, Cremona. Naturalmente oltre a sale bingo della provincia di Caserta, tra cui quella di Teverola, e di Frosinone. La Guardia di Finanza ha posto sotto sequestro la società Betting 2000, che sviluppa un alto volume di affari a livello nazionale nel settore delle scommesse sportive. Le indagini hanno preso il via dalla organizzazione costituita da Renato Grasso, un personaggio più volte coinvolto a partire dalla seconda metà degli anni ‘90 in inchieste per i suoi rapporti con i clan della camorra e in particolare con quello dei Casalesi. A lui, secondo gli investigatori, venivano affidate dalle organizzazioni malavitose le somme di danaro che attraverso un sistema di «scatole cinesi» venivano investite nella creazione di sale bingo.

Nell’ambito dell’operazione Hermes sono stati arrestati anche tre carabinieri. Il maresciallo Pietro Bruno è accusato di una fuga di notizie avvenuta nel novembre del 2006: il sottufficiale sarebbe entrato abusivamente nel server del Ros di Napoli per acquisire informazioni riservate sul conto di Renato Grasso, l’uomo intorno al quale ruota l’intera indagine, in relazione al suo coinvolgimento in un’indagine nei confronti del clan dei casalesi. Il maresciallo è accusato di violazione del segreto di ufficio e corruzione. Inoltre per favoreggiamento nei confronti di Nicola Schiavone, il figlio del boss Francesco, soprannominato Sandokan e di altri due importanti esponenti dell’organizzazione sono stati arrestati due militari in servizio presso la compagnia di Casal di Principe, Luigi Di Serio e Luigi Cocuzza. Gli arresti sono stati eseguiti dai militari dell’Arma in seguito ad indagini condotte dal Ros.

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