Gente in strada per difenderlo dai carabinieri
Celestino Abbruzzese, detto "Asso di Bastone", è considerato il capo del clan denominato "degli zingari" coinvolto nell'inchiesta Timpone Rosso. Il 6 aprile si era dileguato dal reparto in cui era ricoverato a Catanzaro, ora hanno scoperto che si nascondeva nel quartiere feudo della cosca. E le persone del posto hanno cercato di evitare l'arresto
COSENZA – I carabinieri di Corigliano hanno arrestato Celestino Abbruzzese, alias «Asso di bastone», pericoloso latitante fuggito dall’ospedale di Catanzaro nel marzo scorso. Abbruzzese era detenuto per associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio ed altri reati: è ritenuto dagli investigatori della cosca denominata degli zingari di Cassano Jonio. Durante la sua detenzione era stato portato nell’ospedale di Catanzaro per motivi di salute e successivamente si era allontanato facendo perdere le sue tracce.
In realtà, i carabinieri hannpo scoperto che si nascondeva proprio nel quartiere Timpone Rosso di Cassano, vera roccaforte del clan. E decine di persone durante il blitz delle forze dell'ordine si sono riversate per strada per evitare che i carabinieri arrestassero Celestino Abbruzzese. Ci sono stati anche attimi di tensione tra i militari e le numerose persone che volevano evitare l’arresto del latitante. Tra coloro che sono scesi per strada c'erano anche numerosi familiari di Abbruzzese. Nel corso dell’operazione alcuni dei carabinieri sono stati strattonati e sono rimasti contusi. I militari stanno cercando di identificare le persone che hanno cercato di evitare l'arresto.
Abbruzzese è tra gli imputati del processo "Timpone Rosso" in corso davanti ai giudici della Corte d'Assise di Cosenza. L'uomo, (difeso dagli avvocati Giuseppe De Marco e Pietro Pitari), è imputato per il rapimento, l'omicidio e la distruzione del cadavere del piastrellista originario di Cassano Antonio Acquesta (il cui corpo non è mai stato ritrovato, secondo gli inquirenti scomparve il 27 aprile del 2003). Abbruzzese ha già scontato otto anni di reclusione a causa di quella condanna riportata per associazione a delinquere di stampo mafiosa. E due anni fa, il Tribunale delle libertà, aveva disposto a suo carico la misura degli arresti domiciliari sostituendola con la detenzione al regime del 41 bis per motivi di salute. Quegli stessi motivi di salute che il 3 febbraio scorso l'avevano portato a varcare al soglia dell'Ospedale “Annunziata” di Cosenza nel corso del quale era stata stilata una prima diagnosi. E alla quale sono seguiti ulteriori accertamenti che si sono svolti proprio nel principale nosocomio catanzarese. Senza dimenticare poi il fatto che, in base a quanto raccontato agli inquirenti, lo stesso Abbruzzese non aveva ancora ultimato tutti gli accertamenti necessari.
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