mercoledì 3 luglio 2013

Enna, Di Pino condannato a 6 anni per mafia: domani si decide la confisca dei beni


La richiesta della Dda. Tra i beni un casolare a due passi da Morgantina. La difesa: «Acquisti regolari»

 
 
di JOSE' TROVATO
ENNA. La sua condanna a 6 anni e 3 mesi per associazione mafiosa è passata in giudicato già da tempo, tanto che sta per finire di espiare la pena. Ma domani mattina sarà una giornata cruciale per Isidoro Di Pino, 61 anni, uno dei quattro componenti del "direttorio provinciale" della mafia, capeggiato dal presunto capo Salvatore Seminara.
Domani la Corte d'appello di Caltanissetta deciderà sulla confisca dei suoi beni, per un valore di 125 mila euro, eseguita dalla Guardia di Finanza. I giudici del tribunale nisseno dovranno esprimersi sul ricorso contro la confisca presentato dal suo avvocato, il penalista piazzese Sinuhe Curcuraci. In tutto, si diceva, si tratta di un patrimonio di oltre centomila euro, la cui confisca è stata ordinata dal tribunale collegiale di Enna. I sigilli erano stati apposti dal nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle, diretto dal tenente colonnello Michele Sciarretta, che aveva eseguito le indagini patrimoniali, istruendo un fascicolo che poi è stato trattato dalla Dda; con la richiesta di sequestro, prima, poi di confisca. Si tratta di due polizze sulla vita e una casa di campagna con settemila metri quadri di terreno a due passi dal sito ellenistico di Morgantina. La difesa aveva messo a segno dei punti importanti, durante la procedura di primo grado: un perito ha sostenuto che il calcolo dei beni dell'accusa non avrebbe tenuto conto di varie entrate dell'imputato, tra cui le indennità riconosciutegli dall'Inps perché operaio della Forestale. Ma non è bastato, perché i giudici hanno accolto comunque la richiesta di confisca, avanzata dal pm della Dda di Caltanissetta Roberto Condorelli.
Di Pino, come detto, è stato condannato per associazione mafiosa. Poi la sentenza non è stata impugnata dalla difesa, che ha ottenuto un'importante riduzione in appello, e così è divenuta irrevocabile. Secondo l'avvocato Curcuraci, a ogni modo, i beni del suo cliente sono stati acquisiti legalmente: non c'è niente di illecito e tutto sarebbe perfettamente dimostrabile, perché acquistato con i soldi del lavoro di Di Pino e le indennità di cui ha beneficiato. Altri non sarebbero neppure solo suoi. Per l'accusa, invece, ci sarebbe sperequazione tra i redditi e gli acquisti. Da qui la richiesta, accolta, di confisca.
Nel suo ricorso, l'avvocato Curcuraci sostiene invece che la casa non varrebbe 95 mila euro ma 35 mila euro; e per di più non apparterrebbe solo a lui, ma anche a altri familiari, che avrebbero contribuito all'acquisto.

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