CANICATTI'. Ricorso alla Corte d'appello di Palermo è stato presentato dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano contro il provvedimento di dissequestro di parte dei beni mobili ed immobili di Angelo Di Bella e Vincenzo Leone, entrambi di Canicattì, zio e nipote, ritenuti organici alla mafia locale. Il provvedimento era stato emesso nelle scorse settimane dai giudici della sezione Misure di prevenzione del tribunale e riguardava la quasi totalità dei beni - per un valore di 70 milioni - su cui gli investigatori avevano messo i sigilli. Leone - di recente scarcerato dopo una sentenza di annullamento con rinvio della Cassazione ad altra sezione della Corte d'appello di Palermo, dopo una prima condanna a 9 anni di reclusione - e Di Bella erano rimasti coinvolti nell'operazione antimafia «Agorà» relativa alla costruzione di un centro commerciale in provincia di Agrigento.
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domenica 18 agosto 2013
Ricorso per dei beni mafiosi dissequestrati a Canicattì
CANICATTI'. Ricorso alla Corte d'appello di Palermo è stato presentato dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano contro il provvedimento di dissequestro di parte dei beni mobili ed immobili di Angelo Di Bella e Vincenzo Leone, entrambi di Canicattì, zio e nipote, ritenuti organici alla mafia locale. Il provvedimento era stato emesso nelle scorse settimane dai giudici della sezione Misure di prevenzione del tribunale e riguardava la quasi totalità dei beni - per un valore di 70 milioni - su cui gli investigatori avevano messo i sigilli. Leone - di recente scarcerato dopo una sentenza di annullamento con rinvio della Cassazione ad altra sezione della Corte d'appello di Palermo, dopo una prima condanna a 9 anni di reclusione - e Di Bella erano rimasti coinvolti nell'operazione antimafia «Agorà» relativa alla costruzione di un centro commerciale in provincia di Agrigento.
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