mercoledì 15 dicembre 2010

Pollari e Mancini prosciolti in appello condanne da 7 a 9 anni gli agenti Cia

L'ex capo dei servizi soddisfatto pena più lieve per i collaboratori
del Sismi Pio Pompa e Seno

MILANO

Gli ex vertici del Sismi, Niccolò Pollari e Marco Mancini, non giudicabili per il segreto di Stato e 23 agenti della Cia condannati a pene tra i 7 e i 9 anni di carcere. Il verdetto d’appello del processo per il sequestro dell’ex imam di Milano, Abu Omar, conferma in sostanza quello pronunciato in primo grado dal giudice Oscar Magi il 4 novembre di un anno fa, anche se le pene inflitte agli americani sono state inasprite per la revoca delle attenuanti generiche.

Il pg Piero De Petris aveva chiesto 12 anni per Pollari, 10 per Mancini e 5 per la maggior parte degli agenti della Cia. Sul fronte degli 007 italiani, ’vincè, ancora una volta, il segreto di Stato. È il vincolo sancito dalla Corte Costituzionale e confermato da due governi di diverso colore che, per l’accusa, ha salvato Pollari mentre per la difesa gli ha impedito di dimostrare la propria innocenza attraverso 88 documenti oscurati.

«Sono molto soddisfatto», fa sapere l’ex direttore del Sismi attraverso il suo legale Nicola Madia secondo il quale «questa sentenza restituisce dignità e onore al Generale che, comunque, sarebbe stato disposto, da vero servitore dello Stato, a subire una condanna pur di non violare il segreto».

Delusi gli uomini della Cia: a 23 di loro la pena è stata innalzata di due anni, da 5 a 7, mentre a Bob Seldon Lady, ex capocentro di Milano, sono stati inflitti 9 anni (uno in più rispetto al primo grado). Dovranno, inoltre, risarcire con un milione e mezzo di euro Abu Omar e la moglie. Ma non sconteranno un giorno di carcere perchè le richieste di estradizione ai fini di arresto non sono state mandate negli Usa dai governi italiani per scelta politica. Un’altra modifica rispetto al primo verdetto riguarda la leggera diminuzione di pena toccata agli ex funzionari del Sismi, Luciano Seno e Pio Pompa, da tre a due anni e otto mesi di carcere, i quali, tuttavia, dovranno risarcire in solido con gli altri imputati Abu Omar e consorte, come invece stabilito dal Tribunale.

Il verdetto, arrivato dopo quattro ore di camera di consiglio, non costituisce una sorpresa perchè le prove acquisite erano le stesse del processo di primo grado. Sia il Tribunale sia la corte d’Appello non hanno accettato nel fascicolo le conversazioni intercettate perchè coperte da segreto di Stato. Il giudice Magi non le aveva nemmeno esaminate, mentre in secondo grado sono state visionate ma alla fine non acquisite. Per altri tre imputati statunitensi, Jeff Castelli, Betty Madero e Ralph Russomando, il processo sarà celebrato a parte. La loro posizione è stata stralciata perchè avevano ricevuto la notifica ancora come latitanti e invece non lo erano erano più a causa della revoca dell’ordinanza di custodia in carcere dopo l’assoluzione in primo grado motivata con l’immunità diplomatica.

Abu Omar venne sequestrato a Milano il 17 febbraio del 2003, trasferito in Egitto attraverso la base di Aviano, picchiato e torturato e sodomizzato, come da lui denunciato in un memoriale. All’epoca del rapimento, Abu Omar era imputato a Milano con l’accusa di terrorismo internazionale.

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