domenica 5 dicembre 2010

«Il crimine pugliese e lucano punta su armi, estorsioni traffico d'uomini»

BARI - Una criminalità, quella pugliese e lucana, sempre più al passo con i tempi, capace di sfidare la crisi economica, che attanaglia il mondo dell’illegalità in modo paradossalmente parallelo a quello delle persone perbene.

Di fronte alla pressione, efficace in modo crescente, delle forze dell’ordine e della magistratura, i clan vanno sul sicuro. Mentre il business della droga si mostra sensibilmente in calo, la malavita punta su guadagni «sicuri», che tendenzialmente non risentono della crisi economica, anzi in una certa misura se ne nutrono: traffico di esseri umani, traffico di armi, estorsioni e usura.

È la «fotografia» che emerge dalla relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia, resa al Parlamento dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. Nel periodo gennaio-giugno 2010, emergono episodi riguardanti uno dei tipi più feroci e nello stesso tempo più drammaticamente attuali di reati: il traffico di esseri umani. Un esempio? Il 7 aprile, a Brindisi, la Polizia ha arrestato 30 persone (20 iracheni, 3 turchi, 2 greci, un bulgaro, un polacco, un albanese, un pachistano e un italiano) «accusate, a vario titolo, di avere, nel 2008, partecipato a un’associazione per delinquere, attiva in Italia e in collegamento con altri sodali - annotano alla Dia - operanti in Iraq, Turchia, Grecia, Regno Unito, Germania, Svezia, Norvegia, finalizzata a commettere più delitti di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nel territorio italiano e in altri Stati comunitari, di numerosi cittadini stranieri, prevalentemente di nazionalità curdo-irachena, che giungevano via nave, stipati in camion di copertura, nei porti italiani di Brindisi, Ancona, Bari e Venezia, da dove venivano trasferiti a Roma o a Milano».

Quindi la Puglia si conferma crocevia di traffici di disperati, venduti e comprati da gente che approfitta della loro condizione di terrore e miseria, legata a guerre in atto. Dalle metropoli italiane l’esercito dei disperati viene smistato «nelle località di confine di Ventimiglia, Como, Bolzano, e quindi» messo in condizioni di «raggiungere la destinazione finale in altre nazioni del Nord Europa, quali i Paesi Bassi, la Norvegia e la Finlandia ».

Un altro esempio offre un punto di vista complementare: «Ad Andria, il 23 aprile, è stato eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di tre soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alle truffe in danno di cittadini stranieri. Gli indagati - spiega la relazione della Dia -, nel promettere il rilascio di documentazione utile per ottenere regolarizzazioni sul territorio nazionale, si sarebbero fatti consegnare la somma di 2mila euro per ogni vittima».

Passando a una tipologia di reati più «classica», è impressionante la capacità dei clan pugliesi di armarsi: «I ritrovamenti di armi rappresentano una costante di tutto il territorio pugliese», e la relazione snocciola una serie di episodi. Uno su tutti: «Il sequestro, operato dalla Guardia di finanza il 23 giugno, a carico di un noto pregiudicato leccese, di un fucile kalashnikov, una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa modello Crvena Zastava, con innesto per il silenziatore e munizionamento di vario calibro», si legge a pagina 324.

Estorsioni e usura, infine, in Puglia e Basilicata vanno a braccetto. «In probabile connessione con le restrizioni del credito indotte dalla crisi economica globale - si legge a pagina 325 -, il mercato dell’usura appare in espansione, rappresentando un settore di particolare interesse per la criminalità organizzata». Nall’operazione «Amarcord», messa a segno a Barletta il 24 giugno scorso, sono stati arrestati 7 presunti usurai. Avevano «spremuto» le loro vittime per qualche anno, riuscendo a mettere insieme un impero di «numerosi beni mobili ed immobili, quote societarie, libretti e conti correnti bancari».

di CARLO STRAGAPEDE

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