mercoledì 6 ottobre 2010

Chiesti allo Stato oltre 5 mln

Questo mese in Corte d'appello verranno trattate 23 cause di imputati assolti



I giudici chiamati a pronunciarsi sulle richieste di risarcimento presentate da persone finite in carcere e che poi sono state riconosciute estranee ai fatti



Il Palazzo di Giustizia di Caltanissetta, sede della Corte d´AppelloRappresentano il rovescio della medaglia di tante inchieste giudiziarie che hanno consentito di far luce su vicende delittuose più o meno gravi e ogni anno costano allo Stato parecchi milioni di euro. Si tratta delle istanze di riparazione per ingiusta detenzione, che alcune persone coinvolte in vicende giudiziarie e poi assolte, presentano per ottenere un risarcimento per il periodo passato in carcere o in cui sono stati sottoposto agli arresti domiciliari o ad altra misura cautelare.

Soltanto in questo mese le due sezioni penali della Corte d'Appello discuteranno ben 23 istanze di riparazione per ingiusta detenzione; dai dati in nostro possesso, riguardanti soprattutto le istanza giunte alla prima sezione penale, emerge che qualora queste istanze venissero accolte lo Stato dovrebbe sborsare 5 milioni di euro. E una cifra del genere si può ipotizzare anche per quanto riguarda le istanze che dovranno essere discusse davanti alla seconda sezione penale. Quindi in questo mese di ottobre, solo per il territorio riguardante il distretto della Corte d'Appello nissena che comprende anche i Tribunali di Gela, Enna e Nicosia, lo Stato potrebbe essere costretto a rimborsare 10 milioni di euro.

Si tratta di una cifra che in anno può aumentare fino a 10-12 volte; se poi si comincia a pensare su scala regionale o nazionale si inizia a parlare di cifre a nove e forse anche a dieci zeri. E con l'euro non è certo lo stesso discorso che con la lira.

Riguardo alle istanze presentate che saranno discusse in questo mese non mancano i nomi di personaggi coinvolti in inchieste antimafia, come l'ex presidente del consiglio comunale di Riesi Vincenzo Giannone, arrestato nel blitz antimafia "Odessa" assieme ad altre 44 persone nel novembre 2005 e poi assolto. Ora chiede 516.440 euro allo Stato. Sempre nel blitz "Odessa" venne arrestato il riesino Salvatore Di Prima, anche lui assolto dall'accusa di associazione mafiosa e adesso si prepara a chiedere il risarcimento alla seconda sezione della Corte d'Appello. C'è anche un ex assessore del Comune di Campofranco, Maurizio Di Carlo (50 anni), coinvolto nel blitz "Grande Oriente" e poi giudicato innocente, il quale chiede allo Stato 600 mila euro. C'è il sommatinese Giuseppino Panzarella, che adesso chiede 500 mila euro per il periodo trascorso in carcere con l'accusa di avere preso parte, nel 1990, all'omicidio dell'ex capo mandamento di Riesi e dipendente della Provincia regionale di Caltanissetta Ciccio Iannì. Mezzo milione di euro lo chiedono anche i gelesi Cristoforo Gerbino (coinvolto nell'operazione "Gabibbo" del 2001), Rosario Massimo Greco (coinvolto in un blitz antiusura) e la settantanovenne Francesca Scerra. Un'altra richiesta di risarcimento arriva pure dal gelese Pietro La Cognata.

C'è chi come il nisseno Rocco Pistone, anche lui chiede mezzo milione di euro di risarcimento, è stato accusato di avere abusato di una minore per poi venire assolto da ogni accusa in Tribunale. E chi non ricorda il caso di Gina Tasca, il cui nome era conosciuto nell'ambito dello spettacolo locale per le sue esibizioni canore, prima di venire accusata di usura? Accusa dalla quale il Tribunale la assolse con formula piena. Adesso chiede allo Stato 150 mila euro di indennizzo.

Nei giorni scorsi anche la sorella del boss Giuseppe "Piddu" Madonia di Vallelunga, Clementina, ha chiesto un risarcimento cospicuo (quasi 400 mila euro) per conto del marito Salvatore Tusa, che era stato processato per l'omicidio Iannì. E adesso anche il figlio, Francesco Tusa, coinvolto nella medesima vicenda e poi assolto, chiede di essere risarcito.

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