mercoledì 6 ottobre 2010

«Zuzzè voleva ricompattare le famiglie»

Il pentito: «Il vallelunghese intendeva creare nuove alleanze con le cosche di Gela e Niscemi»




Vallelunga Pratameno. Anche Carmelo Barbieri, detto "U prufissuri", afferma di avere conosciuto diversi rappresentanti della famiglia mafiosa di Vallelunga. Proprio su queste conoscenze e sugli affari che interessavano alla cosca del paese da cui proviene il boss Giuseppe "Piddu" Madonia, Carmelo Barbieri, un tempo esponente di spicco del clan mafioso di Gela e oggi collaboratore di giustizia, sarà interrogato giovedì mattina nel corso del processo "Deserto" in cui sono imputati a vario titolo, per associazione mafiosa ed estorsione, sei presunti affiliati alla mafia. Si tratta di Giuseppe Castiglione, Salvatore Fraterrigo, Antonino Lo Iacono, Girolamo Pirronitto, Alfonso Scozzari e Giuseppe Zuzzè, difesi dagli avvocati Danilo Tipo, Margherita Genco, Davide Schillaci e Antonio Impellizzeri.

«La mafia di Vallelunga cercava nuove alleanze»

Proprio Giuseppe Zuzzè, a dire di Barbieri, avrebbe avuto un ruolo di spicco all'interno del clan mafioso di Vallelunga, tanto da volere addirittura ricompattare le varie famiglie mafiose cercando accordi con quelle di Gela e Niscemi. Questo il racconto fatto da Barbieri ai magistrati della Dda, nel luglio del 2009: «Ho conosciuto personalmente alla metà degli anni '90 Loreto Insinna, perché mi è stato presentato dai suoi cugini Giuseppe Alaimo e Giuseppe Lombardo. Si tratta di uno storico appartenente alla famiglia di Vallelunga, sul conto del quale, tuttavia, non ho notizie recenti. Ho recentemente saputo da Giuseppe Zuzzè, nel 2006, che Insinna, pur continuando a fare parte della famiglia, si era defilato e non era più operativo anche perché ormai anziano. I soggetti che sono attualmente attivi all'interno della famiglia di Vallelunga sono Giuseppe Zuzzè, Alfonso Scozzari e Giovanni Privitera. Ho conosciuto Zuzzè nel 2006 dopo il mio ritorno in Sicilia dal soggiorno obbligato. Mi venne a cercare lui in merito a un lavoro per una strada interpoderale che l'imprenditore Gandolfo di Polizzi Generosa doveva eseguire a Resuttano. Tale imprenditore si era rivolto a Zuzzè per avere indicazioni su dove poter lasciare un mezzo necessario all'esecuzione dei lavori e Zuzzè interessò me della questione. Indicai a Zuzzè un terreno in territorio di Resuttano di proprietà di Giuseppe Albanese dove l'imprenditore, che era di Polizzi e non voleva fare avanti e indietro dal paese, avrebbe sicuramente potuto "ricoverare" il mezzo in tutta sicurezza».

Da quel momento, a dire di Barbieri, si sarebbe instaurato un rapporto di fiducia fra lui e Zuzzè: «Nel corso del 2006 - afferma "U prufissuri" - ci incontrammo altre due volte io e Zuzzè e quest'ultimo mi diceva che stava tentando di agganciare Turi Paletta e Ciccio Pistola di Niscemi per ricompattare le famiglie mafiose e creare nuove alleanze. Parlai delle intenzioni di Zuzzè con Billizzi (ritenuto un "fedelissimo" del boss gelese Daniele Emmanuello) e seppi poi da quest'ultimo che lo stesso Zuzzè riuscì ad incontrarsi con i niscemesi. Mentre ero detenuto, nel corso del 2005, nel carcere di Caltanissetta incontrai uno di due fratelli che appartengono alla famiglia mafiosa di Vallelunga. Questa persona dovrebbe chiamarsi Rosolino e veniva chiamato all'interno del carcere con il soprannome di "nzulu". In quell'occasione costui mi pregò, qualora fossi stato scarcerato, di mandare i suoi saluti allo Zuzzè e di ricordargli, altresì, di fargli avere dei soldi. Dopo la scarcerazione di Zuzzè e prima dell'arresto di Billizzi ho saputo dallo stesso Billizzi che Zuzzè aveva contatti con lui per discutere di problematiche riguardanti Cosa Nostra».

Altri componenti del clan mafioso e le estorsioni. «Ho conosciuto Alfonso Scozzari nel 1998 - prosegue Barbieri - ma di costui, in epoca precedente, me ne aveva parlato Gino Ilardo (storico affiliato alla mafia, morto assassinato) come del soggetto che si occupava della latitanza di Emmanuello quando questi si trovava in territorio di Santa Caterina e Vallelunga. Incontrai Scozzari assieme a Privitera in tre o quattro occasioni - due volte all'ovile di Privitera e due volte al feudo Regaleali - e ricordo che in un paio di circostanze ero accompagnato da Giuseppe Alaimo. In quel periodo Scozzari stava facendo lavori di manutenzione al feudo Regaleali, frutto di imposizione in cambio della garanzia di protezione da eventuali danneggiamenti. L'oggetto dei colloqui che ebbi con Privitera e Scozzari in quelle occasioni riguardava un lavoro di manutenzione stradale che si doveva fare in contrada Tudia, fra Resuttano e Vallelunga, per il quale un imprenditore di Resuttano, Emilio Bulfamante, ben consapevole del fatto che io ero inserito in Cosa Nostra, aveva chiesto un mio interessamento per ottenere dei subappalti».

«La cosa non si concretizzò perché Privitera e Scozzari mi fecero presente che l'imprenditore aveva già preso accordi per quei lavori ai quali era interessato lo stesso Scozzari. I miei rapporti con Privitera si sostanziano in quegli incontri del 1998 di cui ho parlato. Mi risulta che, poco prima del mio arresto, a Vallelunga, comandasse Zuzzè. Lo appresi da componenti del clan Emmanuello, in particolare da Maurizio La Rosa. Mi risulta anche che Privitera continuava a far parte della famiglia e non era stato messo da parte. Sempre della famiglia di Vallelunga ho conosciuto Giuseppe Cipolla (coinvolto nel blitz "Deserto" e processato in abbreviato) e Salvatore Fraterrigo, persone tuttavia anziane e non più operative per quel che mi risulta».

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