lunedì 19 luglio 2010

Inchiesta P3, in arrivo nuovi indagati


Inchiesta P3, in arrivo nuovi indagati
Caliendo: «Dimissioni? Non vedo perché»


Cappellacci: con Carboni sono stato un babbeo. Pd verso mozione sfiducia. Di Pietro: l'Italia non s'indigna più

ROMA (18 luglio) - Chiusa la settimana degli interrogatori di Nicola Cosentino, Ernesto Sica e Ugo Cappellacci, il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Rodolfo Sabelli intendono esaminare gli elementi raccolti e valutare le posizioni di altri soggetti che compaiono nelle carte processuali e nelle intercettazioni. Probabile, quindi, che a breve si abbiano altre iscrizioni nel registro degli indagati. Seguiranno le convocazioni in procura.

Tra i personaggi eccellenti destinati a recarsi in procura a piazzale Clodio figurano il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, l'ex presidente della Corte di Cassazione Vincenzo Carbone, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, il presidente della corte di appello di Milano Alfonso Marra, il capo dell'ispettorato del dicastero della Giustizia Arcibaldo Miller e l'ex avvocato generale della Cassazione Antonio Martone. A metà settimana il tribunale del riesame si occuperà del ricorso presentato dai legali dell'imprenditore Arcangelo Martino, arrestato con Flavio Carboni e Pasquale Lombardi.

Caliendo: Pasquale Lombardi è un «millantatore, gli rispondevo sì solo per levarmelo di torno». Così a Repubblica il sottosegretario alla Giustizia coinvolto nell'inchiesta. Caliendo respinge l'ipotesi dimissioni: «Non vedo perchè dovrei farlo, visto che non sono mai stato il punto di riferimento di questo gruppo, non ho mai avuto i loro numeri di telefono, né loro, Carboni e Martino, i miei. Ci sono solo delle telefonate di Lombardi, un incensurato che conosco da 30 anni. Ma solo ora ho scoperto che millantava pure nei confronti di miei amici fraterni».

Cappellacci: su Carboni sono stato un babbeo. «Sono stato un babbeo ma solo al principio! Quanto devo scontare per questo? Mi diano qualche giorno per dabbenaggine! La verità è che sono stato troppo educato e cortese, ne sono pentito». Lo afferma al Corriere della Sera il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci sui suoi rapporti con Flavio Carboni. «Non c'è un solo atto che io abbia fatto contro la legge - si difende Cappellacci -, anzi - aggiunge - leggo sui giornali che Carboni si lamenta, e molto, di me. Mi sono preso anche insulti». Poi ammette di aver ricevuto «raccomandazioni» per Carboni.

Sul coordinatore del Pdl Denis Verdini, Cappellacci dice: «C'è un punto giudiziario e sarà in grado di dimostrarsi estraneo alle accuse. E uno politico: è un ottimo coordinatore. Abbiamo un rapporto eccellente». Il governatore della Sardegna spiega poi che si dimetterebbe «solo se mi rendessi conto di non aver avuto come faro il bene dei sardi ma l'interesse personale» e rifiuta l'immagine di sè come quella di uno yes-man.

Il Pd sardo prepara mozione di sfiducia. Il Pd della Sardegna metterà a punto domani due documenti che potrebbero portare a una mozione di sfiducia nei confronti di Cappellacci. Nei giorni scorsi il segretario regionale, Silvio Lai, aveva parlato di «gravissima delegittimazione politica dei massimi vertici istituzionali sardi al di là della presenza o meno di reati», rinnovando l'invito a «porre fine rapidamente ad un'agonia che altrimenti farà solo male all'isola». Ieri l'ex segretaria del Pd sardo, Francesca Barracciu, aveva ribadito a Cappellacci l'invito a dimettersi, sostenendo che il presidente non «sarebbe un uomo libero e in grado perciò di governare nell'interesse dei sardi».

L'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino interrogato ieri dai magistrati romani per quattro ore: «Non ho in alcun modo tentato di screditare Stefano Caldoro non promosso attività di dossieraggio per far saltare la sua candidatura». Ma dal governatore della Campania arriva una risposta - 'Mi ha scelto Berlusconì - che conferma il gelo nei confronti dell'ex sottosegretario. Per il deputato del Pdl Ghedini l'inchiesta sulla P3 è un complotto e il Cesare a cui si fa riferimento nelle intercettazioni non è Silvio Berlusconi, mentre l'indagato Lombardi ha spiegato che il suo interesse per il Lodo Alfano era "un modo per ingraziarsi il premier".

Di Pietro: l'Italia non s'indigna più. «La seconda Repubblica sta cadendo sotto i colpi di un nuovo scandalo giudiziario. L'inchiesta sull'eolico e sulla cosiddetta P3 ha messo all'angolo il governo. Ma in tutto questo bailamme senza fine mi chiedo dove sia finito il cittadino italiano. L'Italia è una nazione che non si indigna più - scrive il leader Idv sul suo blog - Berlusconi nega l'esistenza della P3 e parla di una montatura. Smentisce, con una bella faccia tosta, il certo e il provato. Nonostante le carte processuali, infatti, e le intercettazioni, le stesse che vorrebbe abolire e dalle quali emerge il quadro di una situazione indecente e preoccupante. Eppure alcuni cittadini mantengono delle riserve e dei dubbi sulla disonestà di questo governo. Eppure i sondaggi sembrerebbero non punirlo, lo darebbero ancora capace di vincere le elezioni».

Di Pietro attacca l'informazione del Tg1: «Con la direzione sciagurata di Minzolini il Tg1 non informa più. Non ha parlato della P3, ha nascosto le vergogne di Brancher e Cosentino, non parla di Cesare, non ha mai detto ai telespettatori che pagano il canone a chi si riferiscono i membri dell'associazione segreta quando usano questo pseudonimo. Un quadro desolante che coincide con lo share in picchiata».

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