Testimoni di giustizia. Cosa sono,
quanti sono, chi sono, dove e come vivono.
Cominciamo
con il fare un distinguo con i collaboratori di giustizia, ovvero con quelli
comunemente conosciuti come pentiti. Il testimone di giustizia è una persona
che, estranea ai fatti criminosi, a seguito di dichiarazioni rese (quindi come
“testimone”) si trova nella condizione di dovere essere protetto dallo Stato.
Quanti sono
Con
esattezza non lo sappiamo. Quelli dei
quali possiamo esser certi, sono i 48 che verranno assunti alla Regione
Siciliana a seguito della firma del protocollo d’intesa tra la Commissione
Centrale per la protezione dei testimoni di giustizia, presieduta dal
viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, e il presidente della Regione
Siciliana, Rosario Crocetta.
Chi sono, dove e come vivono
Questo non
lo dovremmo sapere. Non lo dovremmo sapere noi, non dovrebbero saperlo, a
maggior ragione, altri soggetti. Eppure, purtroppo, non è così. Ieri il
presidente siciliano, Rosario Crocetta, ha indetto una conferenza stampa alla
quale hanno preso parte alcuni dei testimoni di giustizia che verranno assunti
dalla Regione. Una passerella – non certo quella dei testimoni quanto quella
del presidente siciliano – che nel corso della quale vengono mostrate a volto
coperto persone usate quasi come fossero trofei, se non peggio, incuranti delle
loro angosce, dei loro dolori, delle loro privazioni e forse anche dei rischi
per la loro incolumità. Era necessario tutto questo?
Vite
spezzate, sangue, dolore e uno Stato assente. Si potrebbe racchiudere in queste
poche parole la storia di Angelo Vaccaro Notte, fratello di Vincenzo e
Salvatore, uccisi dalla mafia.
Angelo, dopo
l’uccisione dei suoi due fratelli (Vincenzo il 3 novembre del 1999, Salvatore
il 5 febbraio del 2000), si rivolge agli inquirenti raccontando i retroscena
dei due omicidi. Sottoposto al programma di protezione assieme la famiglia, è
un “Testimone di Giustizia”. Grazie alle sue rivelazioni le indagini portano
all’arresto di mafiosi latitanti e alla scoperta di un traffico di armi e
droga, ma anche a fatti di corruzione politica, di appalti pilotati, di quel
connubio nel quale è difficile scindere mafia e malaffare. Abbiamo voluto
sentire da lui, un testimone di giustizia, cosa ne pensasse di questa nuova
norma che prevede la possibilità di essere assunti dalla Regione Siciliana che
si farebbe anche economicamente carico dei testimoni costretti a vivere fuori
dalla Sicilia.
D: Il presidente Crocetta, soddisfatto del risultato, ha
affermato che siamo l’unica regione d’Europa, che ha varato una norma sui
testimoni di giustizia e siamo un esempio per tutto il Paese. Cosa pensa della
nuova norma?
R: Una norma che mortifica lo status del testimone di
giustizia, che non si preoccupa di restituire a chi ha messo a rischio la
propria vita e quella dei propri cari una vita dignitosa.
D: Cosa non va in questa nuova norma?
Innanzitutto
c’è da sottolineare come ci si trovi già dinanzi la mancata attuazione di norme
che prevedono che al testimone di giustizia vada assicurato il pregresso tenore
di vita. Ci troviamo dinanzi un deficit informativo in merito ai diritti e
doveri connessi con l’assunzione dello status di testimone. L’azione
informativa svolta dagli organi istituzionali che intervengono, a vario titolo,
nel procedimento di protezione, è carente, così come è inesistente la corrispondenza tra le
condizioni di vita prospettate e quelle realizzate. Insomma, le solite
“minchiate” da Crocetta a Bubbico…..una norma sui testimoni di giustizia che ha
la valenza di un “sistema fognario otturato”. L’ennesima presa per i fondelli
da improvvisati “sfunzionari dello Stato”. Tutto ciò che riferisce Crocetta
nell’intervista, evidenzia l’incapacità e inidoneità di chi legifera…veda
interviste di Bubbico che spara una serie di “minchiate” e sconosce
completamente la norma legge n.45/2001.
Non ha certo
peli sulla lingua Angelo Vaccaro Notte nell’esprimere la propria opinione in
merito alla norma e alla preparazione di quanti politicamente preposti. Ma
quanto c’è di vero nelle parole di un uomo tanto provato per quello che ha subito dalla mafia e, di
conseguenza, dalle carenze normative e dalla mancata applicazione di quelle
esistenti da parte delle istituzioni?
D: Corre voce che all’incontro di ieri i testimoni di
giustizia avrebbero dovuto presentarsi con apposito documento d’identità…
R: Ovvio, no? Persone che sono state costrette anche a
cambiare nome, persone sottoposte a programma di protezione e che hanno
l’obbligo di non mettere piede in Sicilia, cosa fanno? Per prima cosa
trasgrediscono le misure di sicurezza, come seconda, si presentano con i nuovi
documenti d’identità. Questi personaggi mettono a repentaglio la vita di molte
persone, sono un pericolo pubblico, vanno rimossi e mandati a casa e costretti
a pagare per i danni che hanno arrecato e che causeranno. Da 15 anni vivo
lontano dalla Sicilia… Ho dovuto rinunciare alla qualità di vita che avevo
precedentemente, alle aspettative mie e della mia famiglia. La professionalità
di un imprenditore dipende ed è costituita non solo dalle nozioni teoriche ma
dalle capacità applicative delle stesse nella prassi lavorativa. Si forma nel
rapporto con le esigenze tecniche poste dalla pratica quotidiana e non certo
ipotizzabili in termini astratti e teorici e viene stimolata ed incrementata dall’attività
di soluzione delle evenienze che di volta in volta si pongono. L’assenza del
lavoro priva il lavoratore della possibilità di utilizzare e valorizzare la sua
professionalità, determinandone l’impoverimento ed, al tempo stesso, ne
impedisce la crescita. Al dolore per la perdita dei miei due fratelli, uccisi
nell’ambito di un contesto mafioso e di omertà, si sono aggiunti i danni
professionali ed economici, oltre ai disagi di una necessaria limitazione di
diritti costituzionalmente garantiti. In tale prospettazione è evidente che la
forzata inattività dal lavoro ha determinato un pregiudizio al mio bagaglio
professionale, che si traduce in un danno patrimoniale e curriculare sfumato a
causa del comportamento illegittimo dello Stato…
1,10,100,1000
Angelo Vaccaro Notte, costretti dallo Stato (con la complicità della mafia) a
lasciare la Sicilia…
D: Lo Stato le ha fornito una nuova identità… Per un
testimone di giustizia è importante…
R: Lo Stato spende ma lo fa molto male. L’inadeguatezza
delle misure di protezione a tutela dei testimoni in località protetta, spesso riconducibili
alla ridotta disponibilità di mezzi e uomini, a volte alla scarsa
professionalità delle forze dell’ordine, all’utilizzazione di immobili già
impiegati per collaboratori di giustizia e la cui pregressa destinazione era
nota, sono causa delle delusioni ed ostruzionismi derivanti da un programma di
protezione che a livello generale si è rivelato assolutamente inadeguato a
garantire ciò che era nell’intenzione del legislatore. Si vedano a tal
proposito le innumerevoli relazioni delle Commissioni Antimafia che nel tempo
si sono succedute e le innumerevoli denunce fatte dai numerosi testimoni di
giustizia (Testimoni a perdere- A. Mantovano; Tra l’incudine e il martello –
Greco, Relazione sui Testimoni di Giustizia – Commissione Parlamentare
Antimafia 2006). Solo all’interno di due sistemi è GARANTITA l’identità dei
testimoni di giustizia (S.C.P e N.O.P,) poi dai vari comandi e dalle scorte
inizia la diffusione dei dati sensibili. Una violazione di riservatezza che
mette a repentaglio la vita di molte persone Lo Stato mi ha fornito tre
identità, Angelino Alfano, Filippo Bubbico e Rosario Crocetta….ma non è servito
a nulla perché diversi componenti appartenenti al comando dei carabinieri di
tutela alla mia scorta hanno svelato è violato il mio “status”…
Una
protezione che dunque ha delle falle enormi. Se il Parlamento italiano, stando
a questi dati, risulta essere il più corrotto parlamento d’Europa, cosa ci si
può aspettare da tutti quegli organismi che dipendono dalla politica? Accade
così che anche in Commissione dei vari Ministeri siedano soggetti indagati
per reati di varia natura che certamente non sono indice di trasparenza e
legalità, portando i cittadini ad avere sempre meno fiducia nelle istituzioni.
D: Le sue
dichiarazioni diedero luogo a indagini ed arresti. L’inchiesta, oltre agli
aspetti legati alla mafia intesa come organizzazione criminale, finì con il
toccare anche aspetti legati al mondo della politica. Quali le responsabilità
della politica in quello che commettono le organizzazioni criminali?
R: Al 90% sono loro i veri alleati, coloro i quali danno la
possibilità alla “feccia criminale” di proliferare nell’economia locale,
regionale e nazionale.
La “feccia”
prolifera in tutte le stagioni, quelle calde e quelle piovose, su terreni da
cementificare, appalti, sanità, racket e omicidi… A questo si aggiungono le
responsabilità dell’informazione. Sono infatti rare le inchieste giornalistiche
che vengono approfondite e portate alla luce del sole con chiarezza e
professionalità. Molti giornalisti non fanno altro che sciacallaggio mediatico.
I media possono essere i pilastri portanti di un’informazione molto più
incisiva e determinante e far sì che la gente possa collaborare e rendersi utile
per la società civile.
D: Come vivono i suoi familiari questa condizione?
Naturalmente
sono molto amareggiati per il vergognoso calvario con tutte le complicazioni e
disagi che quotidianamente saltano fuori. Di tutto questo mi sento in colpa,
anche se la mia non è stata una scelta… Sono stato costretto ad accettare
l’invito della Procura di Palermo ad allontanarmi dalla località d’origine per
imminente pericolo per la mia incolumità e per quella dei miei familiari,
entrando a far parte del programma di protezione…
D: Se potesse, cosa vorrebbe dire oggi a quanti
ritengono un fiore all’occhiello la nuova norma, unica in Europa, sui testimoni
di giustizia?
R: Visto che la mia identità per molti non è più un
mistero, sarei disposto a partecipare anche ad un dibattito pubblico sia con
Crocetta che con Bubbico e pure anche con qualche “lampadina fulminata” della
politica. Vorrei poter pubblicamente smentire categoricamente tutto o quasi
della sua penosa intervista…
D: Se potesse tornare indietro nel tempo, rifarebbe le
stesse scelte che la portarono a diventare un testimone di giustizia?
R: Assolutamente no!
Parole di
rabbia che nascono dallo sconforto di vedersi abbandonati dallo Stato. Parole
che restano soltanto tali, visto che Angelo Vaccaro Notte, a denti stetti,
ammette: “La mia scelta… una scelta obbligata per un cittadino onesto che non
ha altre vie da percorrere… Io non sono come “loro” (riferendosi ai mafiosi –
ndr), io non faccio parte alla “Cosca dei pidocchi”… cosa mi resta oltre lo
Stato? Ma come si può rispondere diversamente se o Stato è latitante e a quello
che ti ha fatto la mafia ha aggiunto di suo distruggendoti la vita?”
Già, la
“Cosca dei pidocchi”, come da sempre Angelo ha definito quegli uomini che
comandavano nel suo paese grazie a connivenze, omertà e violenza. Testimoni di
Giustizia? Forse no, visto che sono costretti a testimoniare le ingiustizie dei
mafiosi e l’incapacità dello Stato a dare adeguate risposte. Per loro non ci
sono medaglie. C’è dolore, rabbia, vite distrutte, ma niente premi e medaglie.
Così come non ce ne furono Pietro Nava, testimone oculare dell’omicidio del
giudice Rosario Livatino, costretto a cambiare identità e vita sociale, per
andare a vivere in esilio all’estero dove non aveva neppure amici e conoscenti.
Un “uomo morto” quello stesso giorno che dichiarò agli inquirenti ciò che aveva
visto. Sepolto dal suo senso di dovere civico.
Non morto
perché ucciso, semplicemente sepolto vivo, senza più identità, affetti,
conoscenti…
È questa la
protezione che uno Stato deve garantire ai cittadini onesti?
Cosa accadrà
adesso con la nuova norma? Quanti saranno, in una terra dove la disoccupazione
la fa padrona, i presunti “testimoni
giustizia” pronti a dichiarare, in maniera più o meno veritiera, di essere
vittime di racket? A questo una risposta potrà darla soltanto il tempo.
intanto, le
risposte per il passato le ha già date. Vittime di mafia non riconosciute come
tali grazie a leggi che le hanno datate come i vini d’annata. Come nel caso dei
sindacalisti uccisi nell’immediato dopoguerra e che non rientrano tra le
vittime di mafia che vengono riconosciute come tali grazie ad una legge che ne
stabilisce lo status ma solo per gli uccisi dopo il ’61. Piombo diverso?
Matrice diversa? No, soltanto una diversa data.
Disparità
tra vittime innocenti di mafia e vittime del terrorismo mafioso. Piombo
diverso? Matrice diversa? No, soltanto una diversa circostanza e l’uccisione
avvenuta in posto diverso. Anche per morire uccisi dalla mafia, si deve avere
la “fortuna” di morire nell’anno giusto e nel posto giusto..?
Gian J.
Morici
http://www.lavalledeitempli.net/2015/04/10/testimoni-ingiustizie-angelo-vaccaro-notte/
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