giovedì 16 giugno 2011

Scandalo sanità, assessore agli arresti

Torino, il gip: «In Regione per perseguire interessi elettorali
personali». E lei rassegna le dimissioni

La caduta di Caterina Ferrero, «miss preferenze» del Pdl piemontese: da indagata per turbativa d’asta il 27 maggio, giorno dell’arresto del suo braccio destro, ad arrestata. Due settimane fa rimise la delega della sanità al presidente Cota, ma rimase pur sempre assessore. Con l’arresto del suocero Nevio Coral per concorso esterno in associazione mafiosa e suo padrino politico, la Ferrero deve aver compreso che stava precipitando: non ha replicato ad una sola illazione delle tante che le sono grandinate addosso. E ieri hanno arrestato pure lei.

I finanzieri del Gruppo Torino sono andati a prenderla di buon’ora nella sua villa di Leinì, a nord di Torino. L’hanno portata in caserma, fotosegnalata, le hanno consegnato l’ordinanza di custodia cautelare del gip Cristiano Trevisan per turbativa d’asta e riaccompagnata a casa, dove resterà ai domiciliari. Nel pomeriggio Ferrero ha fatto pervenire anche le dimissioni da assessore. Il gip è molto duro nel motivare il provvedimento: «L’indagata ha dimostrato come, in un breve arco di tempo (era assessore da meno di un anno, ndr.), abbia pervicacemente strumentalizzato la propria posizione in seno alla Regione per perseguire ... interessi particolari rappresentati dalla necessità di consolidare il consenso elettorale per sé e per la sua coalizione».

Caterina Ferrero cade definitivamente sui pannoloni per incontinenti revocando il 23 settembre scorso una gara d’appalto per oltre 64 milioni di euro bandita 21 giorni prima. Lo fa, sostengono i pm Stefano Demontis e Paolo Toso, per favorire l’affidamento a trattativa privata del lotto di gran lunga più importante a Federfarma Piemonte. Per questa vicenda il suo braccio destro, Piero Gambarino, è in carcere dal 27 maggio e i dirigenti di Federfarma Luciano Platter e Marco Cossolo sono finiti agli arresti domiciliari. Restava fuori la Ferrero: le testimonianze raccolte in questi giorni ne hanno documentato il ruolo di pressione sui funzionari dell’assessorato. E’emerso il lato oscuro del suo operato: «Ottenere consenso di ritorno, in questo caso dai farmacisti, cacciare i funzionari che facevano resistenza in nome della buona gestione» (il gip). Dalle telefonate intercettate si scopre che l’assistente di Ferrero, Raffaella Furnari, candidata alle ultime elezioni amministrative torinesi, «è stata affidata a Cossolo per un tour di propaganda politica nelle farmacie». Furnari è poi entrata, per il Pdl, nel nuovo consiglio comunale.

Il procuratore aggiunto Andrea Beconi evidenzia il «movente politico» in quel caso e in un altro di appena un mese fa (costato a Ferrero un avviso di garanzia per abuso d’ufficio), in cui riemerge lo stesso «modus operandi», sottolinea il colonnello Carmelo Cesario: la Regione, per input del direttore generale Paolo Monferino, delibera ad aprile la chiusura di 6 centri di emodinamica e la Ferrero ne fa invece aprire un altro, all’ospedale di Chivasso, direttamente dal commissario straordinario dell’Asl di zona. «Per adempiere alle promesse politiche del sindaco uscente in funzione della sua rielezione».

Si firma in «tutta fretta» una convenzione con una clinica privata, costo 500 mila euro sino a fine anno, pur aprire il nuovo servizio il 2 maggio. In precedenza, l’assessore e il suo braccio destro si dicono al telefono che «bisogna stoppare i cardiologi della commissione regionale», evidentemente contrari, e «cacciare» una seconda funzionaria che si era messa di mezzo.

Alberto Gaino, Grazia Longo

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