
Un’organizzazione talmente scaltra da intestare alle ragazze i casolari adibiti a luogo della prostituzione per mettersi al riparo dall’eventuale contestazione del reato di favoreggiamento.
Le indagini sono state avviate nel 2008 con l’arresto del 32enne bitontino Giuseppe Robles, indicato a capo dell’organizzazione, con le accuse di tentativo di omicidio e sfruttamento della prostituzione. L’uomo aggredì, picchiò e ferì con un colpo di arma da fuoco un 43enne andriese che, dopo aver consumato un rapporto sessuale a pagamento lungo la ex strada statale 98, alla periferia di Terlizzi, si era rifiutato di pagare la prestazione.
Le indagini hanno permesso di risalire a tutti i componenti del gruppo e ai ruoli che essi avevano nell’organizzazione. I militari hanno accertato, ad esempio, che una volta in carcere, Robles ha continuato a emanare le direttive all’organizzazione attraverso la sua 'luogotenentè, la moglie Angela Vulpis. Di rilievo anche il ruolo degli addetti alla stipula dei fittizi contratti preliminari di compravendita dei casolari destinati alla prostituzione, situati lungo la provinciale 231; atti che venivano regolarmente registrati all’Agenzia delle Entrate. Gli immobili, però, non diventavano mai di proprietà delle donne, rimanendo nella disponibilità dell’organizzazione. Anzi, se le ragazze non erano in grado di versare il denaro relativo all’occupazione dei casolari – dai 350 euro giornalieri ai 1.750 settimanali – venivano minacciate e costrette a pagare con atti intimidatori, come l’incendio delle loro autovetture. Fondamentali per l’organizzazione erano coloro che si interessavano del reclutamento direttamente in Sudamerica delle ragazze da avviare sulla strada: di questo si occupava principalmente una colombiana che contattava le prostitute facendole arrivare a Terlizzi. Una volta in Italia, le ragazze venivano alloggiate in hotel o in appartamenti presi in affitto. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati due casolari, un container e una roulotte.
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