venerdì 10 aprile 2015

Testimoni di ingiustizie – Angelo Vaccaro Notte



 
Testimoni di giustizia. Cosa sono, quanti sono, chi sono, dove e come vivono.
Cominciamo con il fare un distinguo con i collaboratori di giustizia, ovvero con quelli comunemente conosciuti come pentiti. Il testimone di giustizia è una persona che, estranea ai fatti criminosi, a seguito di dichiarazioni rese (quindi come “testimone”) si trova nella condizione di dovere essere protetto dallo Stato.

Quanti sono
Con esattezza non lo sappiamo. Quelli dei  quali possiamo esser certi, sono i 48 che verranno assunti alla Regione Siciliana a seguito della firma del protocollo d’intesa tra la Commissione Centrale per la protezione dei testimoni di giustizia, presieduta dal viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, e il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta.

Chi sono, dove e come vivono
Questo non lo dovremmo sapere. Non lo dovremmo sapere noi, non dovrebbero saperlo, a maggior ragione, altri soggetti. Eppure, purtroppo, non è così. Ieri il presidente siciliano, Rosario Crocetta, ha indetto una conferenza stampa alla quale hanno preso parte alcuni dei testimoni di giustizia che verranno assunti dalla Regione. Una passerella – non certo quella dei testimoni quanto quella del presidente siciliano – che nel corso della quale vengono mostrate a volto coperto persone usate quasi come fossero trofei, se non peggio, incuranti delle loro angosce, dei loro dolori, delle loro privazioni e forse anche dei rischi per la loro incolumità. Era necessario tutto questo?

Vite spezzate, sangue, dolore e uno Stato assente. Si potrebbe racchiudere in queste poche parole la storia di Angelo Vaccaro Notte, fratello di Vincenzo e Salvatore, uccisi dalla mafia.

Angelo, dopo l’uccisione dei suoi due fratelli (Vincenzo il 3 novembre del 1999, Salvatore il 5 febbraio del 2000), si rivolge agli inquirenti raccontando i retroscena dei due omicidi. Sottoposto al programma di protezione assieme la famiglia, è un “Testimone di Giustizia”. Grazie alle sue rivelazioni le indagini portano all’arresto di mafiosi latitanti e alla scoperta di un traffico di armi e droga, ma anche a fatti di corruzione politica, di appalti pilotati, di quel connubio nel quale è difficile scindere mafia e malaffare. Abbiamo voluto sentire da lui, un testimone di giustizia, cosa ne pensasse di questa nuova norma che prevede la possibilità di essere assunti dalla Regione Siciliana che si farebbe anche economicamente carico dei testimoni costretti a vivere fuori dalla Sicilia.

D: Il presidente Crocetta, soddisfatto del risultato, ha affermato che siamo l’unica regione d’Europa, che ha varato una norma sui testimoni di giustizia e siamo un esempio per tutto il Paese. Cosa pensa della nuova norma?

R: Una norma che mortifica lo status del testimone di giustizia, che non si preoccupa di restituire a chi ha messo a rischio la propria vita e quella dei propri cari una vita dignitosa.

D: Cosa non va in questa nuova norma?
Innanzitutto c’è da sottolineare come ci si trovi già dinanzi la mancata attuazione di norme che prevedono che al testimone di giustizia vada assicurato il pregresso tenore di vita. Ci troviamo dinanzi un deficit informativo in merito ai diritti e doveri connessi con l’assunzione dello status di testimone. L’azione informativa svolta dagli organi istituzionali che intervengono, a vario titolo, nel procedimento di protezione, è carente, così come  è inesistente la corrispondenza tra le condizioni di vita prospettate e quelle realizzate. Insomma, le solite “minchiate” da Crocetta a Bubbico…..una norma sui testimoni di giustizia che ha la valenza di un “sistema fognario otturato”. L’ennesima presa per i fondelli da improvvisati “sfunzionari dello Stato”. Tutto ciò che riferisce Crocetta nell’intervista, evidenzia l’incapacità e inidoneità di chi legifera…veda interviste di Bubbico che spara una serie di “minchiate” e sconosce completamente la norma legge n.45/2001.

Non ha certo peli sulla lingua Angelo Vaccaro Notte nell’esprimere la propria opinione in merito alla norma e alla preparazione di quanti politicamente preposti. Ma quanto c’è di vero nelle parole di un uomo tanto provato  per quello che ha subito dalla mafia e, di conseguenza, dalle carenze normative e dalla mancata applicazione di quelle esistenti da parte delle istituzioni?

D: Corre voce che all’incontro di ieri i testimoni di giustizia avrebbero dovuto presentarsi con apposito documento d’identità…
R: Ovvio, no? Persone che sono state costrette anche a cambiare nome, persone sottoposte a programma di protezione e che hanno l’obbligo di non mettere piede in Sicilia, cosa fanno? Per prima cosa trasgrediscono le misure di sicurezza, come seconda, si presentano con i nuovi documenti d’identità. Questi personaggi mettono a repentaglio la vita di molte persone, sono un pericolo pubblico, vanno rimossi e mandati a casa e costretti a pagare per i danni che hanno arrecato e che causeranno. Da 15 anni vivo lontano dalla Sicilia… Ho dovuto rinunciare alla qualità di vita che avevo precedentemente, alle aspettative mie e della mia famiglia. La professionalità di un imprenditore dipende ed è costituita non solo dalle nozioni teoriche ma dalle capacità applicative delle stesse nella prassi lavorativa. Si forma nel rapporto con le esigenze tecniche poste dalla pratica quotidiana e non certo ipotizzabili in termini astratti e teorici e viene stimolata ed incrementata dall’attività di soluzione delle evenienze che di volta in volta si pongono. L’assenza del lavoro priva il lavoratore della possibilità di utilizzare e valorizzare la sua professionalità, determinandone l’impoverimento ed, al tempo stesso, ne impedisce la crescita. Al dolore per la perdita dei miei due fratelli, uccisi nell’ambito di un contesto mafioso e di omertà, si sono aggiunti i danni professionali ed economici, oltre ai disagi di una necessaria limitazione di diritti costituzionalmente garantiti. In tale prospettazione è evidente che la forzata inattività dal lavoro ha determinato un pregiudizio al mio bagaglio professionale, che si traduce in un danno patrimoniale e curriculare sfumato a causa del comportamento illegittimo dello Stato…

1,10,100,1000 Angelo Vaccaro Notte, costretti dallo Stato (con la complicità della mafia) a lasciare la Sicilia… 


D: Lo Stato le ha fornito una nuova identità… Per un testimone di giustizia è importante…
R: Lo Stato spende ma lo fa molto male. L’inadeguatezza delle misure di protezione a tutela dei testimoni  in località protetta, spesso riconducibili alla ridotta disponibilità di mezzi e uomini, a volte alla scarsa professionalità delle forze dell’ordine, all’utilizzazione di immobili già impiegati per collaboratori di giustizia e la cui pregressa destinazione era nota, sono causa delle delusioni ed ostruzionismi derivanti da un programma di protezione che a livello generale si è rivelato assolutamente inadeguato a garantire ciò che era nell’intenzione del legislatore. Si vedano a tal proposito le innumerevoli relazioni delle Commissioni Antimafia che nel tempo si sono succedute e le innumerevoli denunce fatte dai numerosi testimoni di giustizia (Testimoni a perdere- A. Mantovano; Tra l’incudine e il martello – Greco, Relazione sui Testimoni di Giustizia – Commissione Parlamentare Antimafia 2006). Solo all’interno di due sistemi è GARANTITA l’identità dei testimoni di giustizia (S.C.P e N.O.P,) poi dai vari comandi e dalle scorte inizia la diffusione dei dati sensibili. Una violazione di riservatezza che mette a repentaglio la vita di molte persone Lo Stato mi ha fornito tre identità, Angelino Alfano, Filippo Bubbico e Rosario Crocetta….ma non è servito a nulla perché diversi componenti appartenenti al comando dei carabinieri di tutela alla mia scorta hanno svelato è violato il mio “status”…

Una protezione che dunque ha delle falle enormi. Se il Parlamento italiano, stando a questi dati, risulta essere il più corrotto parlamento d’Europa, cosa ci si può aspettare da tutti quegli organismi che dipendono dalla politica? Accade così che anche in Commissione dei vari Ministeri  siedano soggetti indagati per reati di varia natura che certamente non sono indice di trasparenza e legalità, portando i cittadini ad avere sempre meno fiducia nelle istituzioni.
D: Le sue dichiarazioni diedero luogo a indagini ed arresti. L’inchiesta, oltre agli aspetti legati alla mafia intesa come organizzazione criminale, finì con il toccare anche aspetti legati al mondo della politica. Quali le responsabilità della politica in quello che commettono le organizzazioni criminali?

R: Al 90% sono loro i veri alleati, coloro i quali danno la possibilità alla “feccia criminale” di proliferare nell’economia locale, regionale e nazionale.
La “feccia” prolifera in tutte le stagioni, quelle calde e quelle piovose, su terreni da cementificare, appalti, sanità, racket e omicidi… A questo si aggiungono le responsabilità dell’informazione. Sono infatti rare le inchieste giornalistiche che vengono approfondite e portate alla luce del sole con chiarezza e professionalità. Molti giornalisti non fanno altro che sciacallaggio mediatico. I media possono essere i pilastri portanti di un’informazione molto più incisiva e determinante e far sì che la gente possa collaborare e rendersi utile per la società civile.

D: Come vivono i suoi familiari questa condizione?
Naturalmente sono molto amareggiati per il vergognoso calvario con tutte le complicazioni e disagi che quotidianamente saltano fuori. Di tutto questo mi sento in colpa, anche se la mia non è stata una scelta… Sono stato costretto ad accettare l’invito della Procura di Palermo ad allontanarmi dalla località d’origine per imminente pericolo per la mia incolumità e per quella dei miei familiari, entrando a far parte del programma di protezione…

D: Se potesse, cosa vorrebbe dire oggi a quanti ritengono un fiore all’occhiello la nuova norma, unica in Europa, sui testimoni di giustizia?

R: Visto che la mia identità per molti non è più un mistero, sarei disposto a partecipare anche ad un dibattito pubblico sia con Crocetta che con Bubbico e pure anche con qualche “lampadina fulminata” della politica. Vorrei poter pubblicamente smentire categoricamente tutto o quasi della sua penosa intervista…

D: Se potesse tornare indietro nel tempo, rifarebbe le stesse scelte che la portarono a diventare un testimone di giustizia?

R: Assolutamente no!
Parole di rabbia che nascono dallo sconforto di vedersi abbandonati dallo Stato. Parole che restano soltanto tali, visto che Angelo Vaccaro Notte, a denti stetti, ammette: “La mia scelta… una scelta obbligata per un cittadino onesto che non ha altre vie da percorrere… Io non sono come “loro” (riferendosi ai mafiosi – ndr), io non faccio parte alla “Cosca dei pidocchi”… cosa mi resta oltre lo Stato? Ma come si può rispondere diversamente se o Stato è latitante e a quello che ti ha fatto la mafia ha aggiunto di suo distruggendoti la vita?”

Già, la “Cosca dei pidocchi”, come da sempre Angelo ha definito quegli uomini che comandavano nel suo paese grazie a connivenze, omertà e violenza. Testimoni di Giustizia? Forse no, visto che sono costretti a testimoniare le ingiustizie dei mafiosi e l’incapacità dello Stato a dare adeguate risposte. Per loro non ci sono medaglie. C’è dolore, rabbia, vite distrutte, ma niente premi e medaglie. Così come non ce ne furono Pietro Nava, testimone oculare dell’omicidio del giudice Rosario Livatino, costretto a cambiare identità e vita sociale, per andare a vivere in esilio all’estero dove non aveva neppure amici e conoscenti. Un “uomo morto” quello stesso giorno che dichiarò agli inquirenti ciò che aveva visto. Sepolto dal suo senso di dovere civico.

Non morto perché ucciso, semplicemente sepolto vivo, senza più identità, affetti, conoscenti…
È questa la protezione che uno Stato deve garantire ai cittadini onesti?

Cosa accadrà adesso con la nuova norma? Quanti saranno, in una terra dove la disoccupazione la fa padrona,  i presunti “testimoni giustizia” pronti a dichiarare, in maniera più o meno veritiera, di essere vittime di racket? A questo una risposta potrà darla soltanto il tempo.
intanto, le risposte per il passato le ha già date. Vittime di mafia non riconosciute come tali grazie a leggi che le hanno datate come i vini d’annata. Come nel caso dei sindacalisti uccisi nell’immediato dopoguerra e che non rientrano tra le vittime di mafia che vengono riconosciute come tali grazie ad una legge che ne stabilisce lo status ma solo per gli uccisi dopo il ’61. Piombo diverso? Matrice diversa? No, soltanto una diversa data.

Disparità tra vittime innocenti di mafia e vittime del terrorismo mafioso. Piombo diverso? Matrice diversa? No, soltanto una diversa circostanza e l’uccisione avvenuta in posto diverso. Anche per morire uccisi dalla mafia, si deve avere la “fortuna” di morire nell’anno giusto e nel posto giusto..?

Gian J. Morici
http://www.lavalledeitempli.net/2015/04/10/testimoni-ingiustizie-angelo-vaccaro-notte/
 

Nessun commento:

Posta un commento