LECCE - Poco più di una settimana e la villa strappata agli esponenti della sacra corona unita nella «zona dei vip» diventerà la nuova casa del Corpo forestale nel comune di Lecce. L'inaugurazione ora ha una data ufficiale, il 13 giugno: un lunedì importante in una provincia nella quale il percorso del riutilizzo di beni confiscati alla criminalità organizzata dopo un avvio faticoso si è messo in marcia con decisione. E una soddisfazione personale anche per il comandante provinciale della Forestale Mario Mazzeo, che per strappare al degrado la villa dei clan di Squinzano e farne il nuovo comando stazione del suo Corpo è riuscito ad ottenere un finanziamento di 200mila euro direttamente dal suo comando generale. «Al quale va dato il merito di aver compreso l'opportunità soprattutto simbolica di quest'intervento», sottolinea Mazzeo, «tanto che all'inaugurazione sarà presente il comandante Felice Patrone, insieme al sottosegretario Alfredo Mantovano, al procuratore generale Cataldo Motta, al presidente della Provincia Antonio Gabellone, al sindaco di Lecce Paolo Perrone. Anche la presenza di tutte le autorità è un messaggio importante per rappresentare che il riscatto dall'illegalità deve necessariamente trionfare».
La struttura si trova in via Monteroni 119, in un'area ad altissima densità di abitazioni di politici, professionisti e vip leccesi: qui aveva costruito la sua villa Gaetano Giangrande, di Squinzano, che stando alle sentenze la costruì con i proventi illeciti della sofisticazione del vino e del riciclaggio del denaro sporco.
Vetrate antiproiettile, camera blindata, interni in marmo rosso, ampia piscina (ora colmata di terra e trasformata in una grande aiuola) sono gli optional del «buen retiro» dell'esponente della Scu. La proprietà non è di poco conto: un grande parco di 1600 metri quadri ad incorniciare un lungo edificio su tre piani (due fuori terra e un seminterrato) per 450 metri quadri di superficie coperta, una delle più corpose confische effettuate sul territorio provinciale.
Anche in questo caso, però, tra il sequestro, la confisca, la sentenza definitiva della Corte di Cassazione e l’assegnazione alla Forestale passano non meno di due lustri. E altri quattro ne passano tra la messa a punto del progetto, le traversie burocratiche (la nuova casa della Forestale non venne ritenuta ammissibile ai finanziamenti ministeriali), il finanziamento del comando generale e l'ultimazione dei lavori.
«Un percorso lungo che abbiamo seguito passo passo», dice ancora Mazzeo, «non solo per le necessità logistiche del corpo, che ora avrà un comando stazione distaccato dal comando provinciale (oggi sono entrambi ospitati in un edificio nella zona industriale, dirimpetto al consorzio Asi, ndr). Ma ci sembrava importante soprattutto il valore simbolico di restituire alla collettività un bene confiscato alla criminalità organizzata e rendere socialmente utile un immobile che era il frutto di ben altre azioni».
Un percorso ad ostacoli che ora vede il suo traguardo: il prossimo 13 giugno il taglio del nastro rappresenterà il primo esempio concreto di riutilizzo sociale nel capoluogo, che con i suoi 44 immobili strappati alla Scu è la prima città della provincia per numero di beni confiscati alla «quarta mafia».
Danilo Lupo
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