giovedì 9 giugno 2011

Guerra tra clan, 9 arresti fra Strisciuglio e Parisi

Delitto Dambrosio, sesto arresto

Mesagne, arrestato Campana junior
BARI - Per poco meno di un mese, lo scorso marzo, Bari è stata sull’orlo di una nuova guerra di malavita che minacciava di seminare il panico in tre quartieri: Japigia, Bari vecchia e Carbonara e coinvolgere almeno tre famiglie malavitose, quella degli Strisciuglio, quella dei Parisi e infine dei Di Cosola.


A disinnescare questa mina vagante e allontanare il rischio di una nuova faida sanguinosa, sono giunte ieri dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip Giovanni Abbatista, su richiesta del pubblico ministero Giuseppe Gatti, a carico di Giuseppe Milloni, 28 anni, rampollo degli Strisciuglio di Bari vecchia, con ambizioni da picciotto, che gli investigatori avevano già provveduto a «togliere dalla circolazione» arrestandolo lo scorso 27 maggio per spaccio e di nove tra aggregati ed eredi della dinastia Parisi di Japigia. Nella lista ci sono cognomi illustri: Pierpaolo Caizzi, 23 anni, Antonio De Fano, 21, Alessandro Lovreglio, 21, Cristian Lovreglio, 19, Giuseppe Lovreglio, 43, Nicola Moretti, 31, Antonio Parisi, 20, Tommaso Parisi, 24, tutti di Bari. Manca all’appello Silvio Sidella, 43 anni, che ieri gli investigatori non sono riusciti a rintracciare.

Stando alla ricostruzione elaborata dagli investigatori Sidella ed Antonio De Fano intorno alle 13 di venerdì 11 marzo scorso, vennero feriti in via Guglielmo Appulo da un sicario in moto che i detective indicano essere Giuseppe Milloni. De Fano quella mattina venne soccorso e trasportato in ospedale mentre Sidella con il fianco destro trapassato da un proiettile si rifugiò in casa, curandosi da solo con antibiotici. I detective della squadra mobile seppero del suo coinvolgimento e lo scovarono dieci giorni più tardi, quando la ferita già si stava rimarginando.

I nove indagati di Japigia sono accusati di favoreggiamento personale, con l'aggravante di aver agito al fine di agevolare l’associazione mafiosa di riferimento. Giuseppe Milloni invece è accusato di triplice tentativo di omicidio, ai danni, nell’ordine, di Cristian Lovreglio la sera del 7 marzo, Antonio De Fano e Silvio Sidella la tarda mattinata dell’11 marzo. Gli inquirenti gli contestano anche i reati di detenzione e porto illegale di armi in luogo pubblico, concorso in lesioni personali, con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare l’associazione mafiosa di riferimento (il clan Striscuglio). Il giovane ha precedenti specifici (condannato dal tribunale dei minori per l’omicidio di Nicola De Feo, avvenuto a Bari l’11 luglio 2000 e coinvolto in una sparatoria in via Sparano il 18 maggio 2001) era agli arresti domiciliari da 10 giorni con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Alla individuazione di Milloni come unico responsabile dei tre ferimenti, gli investigatori sono giunti al termine di un’indagine che si è avvalsa di intercettazioni ambientali e della collaborazione dei servizi segreti.

In base alla tesi della pubblica accusa Milloni, smanioso di accreditarsi come «picciotto» di prima grandezza della famiglia Strisciuglio, per ben due volte avrebbe sfidato a pistolettate la gente del clan Parisi, questo per dimostrare la sua forza, la sua protervia, per regolare alcuni conti in sospeso e tentare di mettere cappello su qualche piazza di spaccio a Japigia. I Parisi, stando alla versione degli investigatori, pur sapendo benissimo che a sparargli contro sarebbe stato Milloni, davanti a polizia e carabinieri avrebbero fatto scena muta, nascondendo agli investigatori l’identità del presunto sicario. Tutto questo, sostengono gli inquirenti, in ossequio della regola mafiosa dell’«occhio per occhio». Insomma avrebbero avuto in animo di rendere la pariglia a Milloni e agli Strisciuglio di Bari vecchia tanto che tra il 7 e l’11 marzo più volte sicari del clan Parisi sarebbero scesi in picchiata tra i vicoli di Bari vecchia a caccia di vendetta, senza mai riuscire ad individuare prede «appetitose».

«Fitta ed impenetrabile - ha detto il procuratore Antonio Laudati ieri mattina - è stata la cortina di omertà: da una parte il silenzio e la complicità degli esponenti del clan Parisi, dall’altra il silenzio di tanti cittadini onesti presenti sulla scena del crimine e che interrogati hanno preferito non collaborare. Questi arresti – ha aggiunto Laudati – testimoniano che comincia a funzionare con slancio nuovo la squadra-Stato». Il lavoro degli investigatori continua per individuare i responsabili degli altri fatti di sangue avvenuti nei giorni successivi a Carbonara, secondo la Procura «connessi a questi episodi» e per «capire quale sia la nuova composizione dei clan sul territorio». A Carbonara ci sono i Di Cosola ma anche gli Strisciuglio.

Nessun commento:

Posta un commento