mercoledì 8 giugno 2011

Delitto di Sarah Ivano e Mariangela inchiodano Sabrina

Mariangela Spagnoletti, 21 anni, e Ivano Russo, ventisettenne, sono figure decisive nella ricerca della verità su Sarah Scazzi. Persone molto diverse, ma tutti e due insostituibili nell’economia dell’accusa nei confronti di Sabrina e di sua madre Cosima.

Lei, la giovane operaia amica di Sabrina, è considerata «teste micidiale». Precisa come un orologio, con una memoria di ferro, con la testa piena di orari, di immagini e relazioni, capace di ricordare anche gli umori e le sfumature, Mariangela, la ragazza dell’auto, è una sorta di vangelo per gli inquirenti. E’ lei che per prima ha tracciato il percorso delle indagini. La qualità della sua ricostruzione e del racconto la rendono «supercredibile». «Stronza» le dice Sabrina in un sms. «Vai a dire ai giornalisti che io non c’entro». «Io dirò sempre la verità» è la risposta. Il giorno dei funerali di Sarah, Mariangela era dai magistrati per dare il suo aiuto all’inchiesta. Triste per la sua amichetta, ma decisa a fare la sua parte fino in fondo.

Diverso Ivano. Passivo e titubante, un tantino ambiguo, a volte forse un po’ reticente, diventa credibile pian piano, passo dopo passo.

Nel suo rapporto sessuale con Sabrina, ha timore di completare l’atto, si ferma per non travalicare il limite oltre il quale la relazione poteva diventare più complicata e coinvolgente. «Ma xche ti sei innamorata di me? Se vuoi del sesso va bene, ma io non mi innamoro». Sembra che sia stata la stessa Sabrina a parlare dell’episodio, anche a Sarah e che la cuginetta ne abbia fatto motivo di scherno e di divertimento, parlandone in giro e ferendo l’orgoglio di Sabrina. La piccola Sarah sapeva essere adolescente terribile, capace di ferire pur di affermare se stessa e una sua identità in formazione.

Negli sviluppi dell’inchiesta, il giovane arriva sempre un attimo dopo. Sollecitato dai magistrati a offrire un contributo, a chiarire un particolare, a spiegare per bene gli sms e i rapporti con Sabrina o con Sarah, lui collabora, risponde, ma senza i guizzi di chi in modo generoso vuole contribuire alla verità. Un altro episodio lo vede immobile. Sabrina conserva con sé un diario dove Sarah rivela: «Sono molto legata a un ragazzo di 27 anni, io ne ho 15, lui è dolcissimo e mi coccola sempre...Piace anche a mia cugina Sabrina». «Non l’ho dato ai carabinieri per non metterti nei guai» dice Sabrina. La risposta è difensiva. Invece di andare ai carabinieri e raccontare tutto, Ivano pronuncia sei parole: «Non mi mettere in questa storia».

Ha rischiato anche l’arresto Ivano, a causa di una discordanza tra lui e la mamma Elena, una brava donna rimasta vedova cinque anni fa e alle prese con tre figli da accudire. Ivano sosteneva che il suo cellulare, il 26 agosto 2010, giorno della scomparsa di Sarah, era in auto; sua madre, invece, che squillava in casa. Aveva ragione lui e gli investigatori gli hanno creduto.

In paese, di Ivano si dice tutto e il contrario di tutto. «Dio Ivano» lo chiama Sabrina, innamorata e pronta a tutto per conquistarlo. Bel viso, lineamenti dolci, conteso da Sabrina e Sarah, a qualcuno è sembrato il tipo ideale per un reality in tv. Molti si chiedono: Ivano ha detto tutto quello che sa? Cosa ha fatto con Sarah? L’ha veramente rispettata come una sorellina? Così attorno al ragazzo resta un alone di incertezza.

A leggere gli atti dell’inchiesta, in particolare degli interrogatori, dalle risposte dei protagonisti emerge la personalità di ciascuno. «Sei quello che dici» verrebbe da affermare. L’autorevolezza di Mariangela, ragazza semplice e sincera, vien fuori e diventa un riferimento. Il pubblico ministero Mariano Buccoliero e il procuratore aggiunto Pietro Argentino la citano continuamente: Mariangela dice questo, lei Sabrina cosa dice? Mariangela dice quest’altro, lei cosa risponde?

Sabrina è quasi intimorita, non si sente sicura di contraddirla, scivola in modo evidente, si rifugia in corner. Prendiamo l’episodio di Sabrina per strada «agitata» (come dice Mariangela) o in veranda come insiste lei stessa. La spunta alla grande Mariangela e la cosa è confermata dallo stesso Michele Misseri: «Quando ormai Sabrina ha visto che la ragazza è crollata se ne è andata...è scappata subito fuori perché dice: sta arrivando Mariangela, devo frenare Mariangela». E’ un assist di Michele alla giovane operaia. Tutto quello che sostiene Mariangela combacia con la ricostruzione della procura: l’ora di arrivo in via Deledda, la sequenza del dialogo tra lei e Sabrina e degli sms, il buco di un’ora nei movimenti di Sabrina fino alla sera. Come una macchina di precisione stabilisce anche la posizione delle due auto della famiglia Misseri che cambia in quindici minuti. «L’hanno presa l’hanno presa» esclama Sabrina pochi minuti dopo la “scomparsa” di Sarah e riferisce Mariangela. Non l’ho detto, dice in un primo momento la giovane Misseri, poi cambia versione: «Forse l’ho detto insieme a zia Concetta». La verità è che qualsiasi cosa sia uscita dalla bocca di Mariangela è stata confermata dai riscontri o dagli stessi protagonisti della tragedia.

Alcune cose in comune ce l’hanno i due testi chiave. Hanno lo stesso consulente legale, Enzo Tarantino, avvocato discreto («La prima cosa che dovete promettermi è dire sempre la verità, la seconda non parlare con i giornalisti») e con la passione del teatro. «Ivano è solo persona informata sui fatti» ripete. «Stiamo qui per collaborare con gli inquirenti». E’ stato bravo Tarantino a tenere lontani Mariangela e Ivano dai media. «Il diritto va in scena nei tribunali e non sui media» ripete. Avvocati e attori si assomigliano. A volte possono scegliere il ruolo, a volte no. «In questa vicenda le due cose coincidono».

In comune, i due giovani hanno anche la condizione sociale: Mariangela ha perduto il posto di lavoro, Ivano sogna di aprire l’autolavaggio. E’ tempo che ad Avetrana qualcuno li aiuti

Tonio Tondo

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