di Adolfo Pappalardo
NAPOLI (14 novembre) - Altro che fitti galoppanti. Altro che prezzi al rialzo. Passano gli anni ma, è un mistero, gli utili che arrivano dai fitti degli immobili e dei terreni diminuiscono invece di aumentare. Perché nel 2000 la Regione era riuscita a incassare ben 5,6 miliardi mentre nel 2009, è spiegato nell’ultima relazione patrimoniale di Santa Lucia pubblicata 4 giorni fa, poco meno di 2 milioni di euro (1.947.761 per la precisione).
«Vendere», «alienare», i verbi più usati negli ultimi anni da centrosinistra e centrodestra riferendosi all’immenso patrimonio regionale. Fonte di grattacapi tra canoni irrisori e condizioni assai vetuste. Eppure in un decennio la situazione è rimasta invariata: migliaia di vani in zone di pregio, ettari ed ettari di colture e boschi che producono entrate risibili. Un patrimonio di beni non strumentali (e quindi cedibili) che secondo vecchie valutazioni ammontano a quasi mezzo miliardo di euro: abbastanza per ripianare in un colpo più della metà dei debiti. Operazione che sta portando avanti da mesi il governo con centinaia di immobili (anche di pregio) in tutta Italia.
Per questo nei prossimi giorni il Pd farà pressing, con il consigliere regionale Umberto Del Basso de Caro, sul governatore Stefano Caldoro per muoversi in questo senso. Strategia già ventilata tanto che nella giunta di due giorni fa ne hanno discusso l’assessore al Patrimonio Ermanno Russo e quello al Bilancio Gaetano Giancane. Spiega il primo: «Appena chiusa la manovra di riequilibrio finanziario, passeremo alla cartolarizzazione di questi immobili».
Preme il piede sull’acceleratore il Pd. «In realtà - spiega Del Basso De Caro - l’alienazione è già possibile perché ci sono già tutti gli atti amministrativi propedeutici anche se non si è mai proceduto in tal senso. Ma ora data la situazione economica non si capisce perché questi immobili, non strategici e non demaniali, non vengono messi sul mercato con tutte le garanzie di legge previste in questi casi». Il valore fissato ora per i beni vendibili è comunque enorme anche se sarà necessaria una valutazione aggiornata. Parliamo di oltre 372 milioni di euro per i fabbricati, 71 per i terreni. Tutti beni non strumentali o strategici che portano nelle casse di Santa Lucia somme ridicole rispetto al suo potenziale.
Quale sarà il procedimento di vendita? Gli uffici tecnici erariali procedono a nuove valutazioni e si mettono sul mercato, concedendo la prelazione ai legittimi locatari che hanno un tempo determinato per esprimere il loro diritto.
La stesso procedimento che hanno fatto gli ultimi anni gli enti previdenziali e società come l’Enel o Trenitalia per fare cassa. Ma perché non si è proceduto prima? «Io l’avrei fatto da tempo - continua il consigliere regionale del Pd - perché è inutile gestire beni non strategici. Alberghi, appartamenti, terreni di cui non sappiamo cosa farcene. Ma oggi la necessità è maggiore perché dall’alienazione si potrebbero ricavare abbastanza quattrini per ripianare almeno il 70 per cento del deficit che ammonta a 1,2 miliardi. Non c’è nemmeno bisogno di una proposta di legge, occorre solo un provvedimento per regolare la vendita. Per questo in settimana noi del Pd presenteremo un’interrogazione per sollecitare la giunta a procedere. E fare cassa».
Più complicata la situazione della cosiddetta eredità Quintieri per il sostentamento dei non vedenti dell’istituto Colosimo. Un castello medievale nel Lazio, tenute nelle Marche e in Calabria oltre agli appartamenti ai Parioli. Nessuna vendita in questo caso perché i beni sono vincolati dal lascito testamentario. Ma anche su questi immobili ci sono dei problemi: gli eredi Quintieri hanno intrapreso una controversia giudiziaria per rientrare in possesso dei beni che, nel frattempo, reclama anche il ministero del Tesoro.
E ancora, la Regione si ritrova ora con gli allevatori difesi dalla lega: nel 2009, si precisa nella relazione patrimoniale, nella tenuta laziale sono state sforate le quote latte...
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